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il violino

 

Da quando è nato, quattro secoli e mezzo fa in Italia (1500 - 1523 circa), il Violino ha esercitato un fascino irresistibile sia per chi la musica la conosce, sia per chi non la conosce ma s’incanta davanti alle forme sinuose dello strumento, accese dalle calde tonalità dei legni, delle vernici, delle lacche preziose. Rispetto ad altri strumenti musicali, che si sono trasformati nel tempo, il violino rappresenta una eccezione : la sua forma ha subito trascurabili mutazioni, è rimasto un oggetto semplice, quattro corde di budello o acciaio tese su pochi etti di legno secco verniciato con resine naturali. La sua struttura è un miracolo di architettura lignea : ogni elemento ne bilancia un altro opposto e la resistenza della materia è sfruttata in ogni su possibilità. Il liutaio che lo costruisce attinge i vertici dell’abilità e, spesso, raggiunge quelli dell’arte. Stradivari, Guarnieri del Gesù, l’intera scuola cremonese, sono lì a dimostrarlo. Difficile da costruire, difficile da suonare, è il “principe” della musica, quella da camera in specie. Ogni musicista ha dovuto fare i conti, con la sua voce languida e decisa, impalpabile e imperiosa, così simile alla voce umana. Il violino diventa umano. Di certo è lo strumento che si lega, più di ogni altro, al corpo dell’interprete. Il violinista percepisce il suono sulla pelle, le vibrazioni sonore toccano il suo corpo prima ancora di essere udite. Forse, anche per questo contatto intimo con lo strumento, i violinisti sono spesso in odor d’inferno, come il grande Paganini.

Il violino nasce dalle mani di artigiani esperti in seguito a ricerche empiriche secolari, i  liutai,  prendendo lentamente la forma che conosciamo oggi.  Le origini dello strumento derivano sicuramente da strumenti antichi : infatti se osserviamo la forma di un violino moderno possiamo trovare somiglianza e affinità in diversi strumenti tradizionali del passato. La logica ci suggerisce, come capostipite, una canna unita a una noce di cocco, o al guscio di una tartaruga, ma lo studio dell’origine degli strumenti, ci documenta lo stretto rapporto fra il violino e tre strumenti antichi come il “Ravanastron” indiano, il “Nefer” egiziano e la “Lyra” dei greci. Successivamente, in tutta Europa, si sviluppano nuovi strumenti musicali molto simili al nostro violino, come il “Ribeca”, la “Giga”, la “Viola da braccio”, fino ad arrivare al “violino”. E’ nel dicembre del 1523, che troviamo nel registro della tesoreria di Savoia, la parola violino scritta per la prima volta. Grazie al lavoro di bravi artigiani del medioevo e poi del rinascimento, si raggiunge un equilibrio tra le forme e la sonorità. Il violino appare in Italia nella prima meta del XVI secolo probabilmente prima del 1530 ed è parente stretto della viola da braccio e della lira da braccio. Prima nasce come violino barocco, poi si trasforma in violino moderno a partire della fine del ‘700 per le richieste dei musicisti desiderosi di avere uno strumento più potente e più comodo da suonare. La differenza sarà minima e risiede soprattutto nel manico. Sono proprio i liutai italiani a portare il violino all’apice del suo sviluppi con Andrea Amati (1505 – 1577) e Antonio Stradivari (1644 – 1737). Difficile, comunque attribuire con certezza la paternità del violino, che potrebbe invece appartenere al bresciano Gasparo Bertolotti detto Gasparo da Salò. Fino alla meta del XVIII secolo, il violino viene suonato in posizione libera. Il suo posto sotto il mento non è ancora una regola fissa. Con l'arrivo della mentoniera (la prima fu fabbricata nel 1830), il violino viene tenuto sempre di più tra la spalla e il mento anche grazie alla spalliera, permettendo così di far scorrere, sulla tastiera, la mano sinistra liberata dal compito di sostenere lo strumento.

Il violino è lo strumento virtuosistico per eccellenza e diventa la voce della musica genericamente definita. Il violino è uno strumento complesso, ben più di quanto appaia a un esame superficiale, sono più di settanta i pezzi che lo compongono, e più precisamente ottantatre (secondo alcune fonti documentate). Esteriormente si distinguono due parti principali, la cassa armonica e il manico, oltre ai numerosi accessori mobili, che nel loro insieme vengono chiamati armatura o montatura. Ogni parte dello strumento risponde a precise funzioni acustiche, tranne il riccio che ha una caratteristica decorativa. Eccezion fatta per le corde, il violino è interamente costruito in legno.

 

I legni utilizzati sono di tre specie : acero, abete rosso ed ebano.

Abete : tavola armonica, controfasce, tasselli, catena ed anima.

Acero : fondo, fasce, manico, filetti e ponticello

Ebano : tastiera, capotasto, piroli, cordiera, sella, bottone e mentoniera.

 

Il violino dentro e fuori, anima e corpo.

 

Il corpo dello strumento è costituito dalla cassa armonica, composta da due tavole parallele, fondo e piano armonico.

Il “fondo”, generalmente in acero dei Balcani, può essere costituito in un unico pezzo, o in due pezzi uniti lungo l’asse centrale.

Il “piano armonico” o tavola armonica, è in abete rosso, di solito dei boschi della Val di Fiemme, in Trentino, costruito sempre in due pezzi incollati nella parte centrale fa da “coperchio” al violino.

A metà del piano armonico sono intagliate delle “effe”, i cosiddetti fori di risonanza, che permettono, appunto, la fuoriuscita delle vibrazione dall’interno della cassa armonica. Lungo il profilo della tavola armonica, vi sono i “filetti”, mentre nelle parti laterali, troviamo le “fasce”, sottili listelli in acero. Le fasce vengono piegate a caldo, nei forni, e costituiscono un passaggio di vibrazioni fra la parte superiore del violino e il fondo.

La forma esteriore della cassa armonica è a forma di otto, con la parte inferiore più larga (20,6 – 20,8 cm) rispetto al quella superiore (16,5 – 16,8 cm) e due C laterali che permettono lo scorrimento dell’arco. La lunghezza media della tavola è invece di 35,5 – 35,7 cm.

Il “manico” è in acero e si innesta saldamente nella parte alta della cassa, dalla quale esce inclinato all’indietro. La parte superiore del manico termina col “cavigliere”, nel quale sono infissi orizzontalmente i “piroli” avvolte le quattro corde. Il manico termina col “riccio” o voluta la cui funzione è solo decorativa. La faccia inferiore del manico viene accuratamente tornita per favorire lo scivolamento della mano sinistra dell’esecutore quando scende in posizione. Nella parte superiore viene incollata la “tastiera”, in ebano. In cima al manico troviamo il “capotasto”, un piccolo rialzo, che ha lo scopo di sollevare le quattro corde dalla tastiera.

Le “corde”, preferibilmente di budello o di acciaio, sono accordate per quinta : dalla più grave avremo il sol (IV corda), il re (III corda) il la (II Corda) e il mi (I corda).

L’interno della cassa armonica contiene : la “catena” in abete ha la funzione principale nella messa a punto dello strumento, incollata nel senso della lunghezza sotto il piano armonico e spostata a sinistra rispetto alla linea mediana, ha funzioni statiche e armoniche, perché bilancia il peso delle corde sulla cassa e distribuisce le vibrazioni su tutto il piano. All’interno della cassa troviamo i “tasselli”, in abete o salice, posti nei punti più delicati, quattro rinforzano gli spigoli e due detti “zocchetti”, chiudono in basso e in alto lo strumento. Il tassello superiore permette un saldo innesto nel manico.

In corrispondenza delle fasce corrono internamente le “controfasce”, dodici sottili listelli di abete inseriti negli zocchetti, hanno una funzione stabilizzante in quanto allargano la superficie incollata fra fasce, fondo e piano armonico.

“L’anima”, è un elemento mobile e rientrerebbe più probabilmente nella montatura, ma la sua stretta dipendenza e relazione con la sonorità del violino, la qualifica come uno degli elementi fondamentali. L’anima, infatti, è un cilindretto di abete che collega il fondo con la tavola armonica,è collocata al centro dello strumento, spostata verso destra, simmetrica all’anima, in corrispondenza del piede destro del ponticello.

“L’armatura” comprende tutte le parti mobili e di consumo dello strumento : include “le corde”, “il ponticello”, “la cordiere”, “i piroli”, “la staffa” e “il bottone”.

Tutto l’intero complesso dell’armatura, ha la funzione di tendere in sospensione le corde sul corpo del violino. Le quattro corde vengono infisse nella parte alta del manico, dove sono avvolte ai piroli, uno per ciascuna corda. I “piroli” ruotano in orizzontale, tendendo o rilasciando le corde, che corrono sollevate sulla tastiera, leggermente sollevate.

Il punto di appoggio che sostiene le corde verso il basso è il “ponticello”, sistemato perpendicolarmente alle due effe. Dal capotasto al ponticello la corda vibra liberamente (tale distanza è chiamata diapason), generando il suono base dell’accordatura. Il ponticello, in acero, presenta una forma leggermente convesso per permettere che le corde non si trovino sullo stesso piano e possono essere suonate singolarmente mediante l’arco.

Dopo il ponticello, c’è la “cordiera”, in ebano di forma triangolare, dove vengono arpionate le quattro corde nei rispettivi fori. La cordiere termina con la staffa, filo di ferro e di budello, piegato di  anello che la assicura al “bottone”, innestato al tassello superiore della cassa.

L’armatura è quindi un insieme di accessori o  elementi regolabili che si equilibrano reciprocamente. Il bottone e i piroli sono i due saldi appoggi sui quali si scarica la notevole tensione orizzontale delle corde tese. Sul ponticello pesa una forte spinta verticale, controbilanciata all’interno della cassa armonica da catena ed anima.

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